Il Covid-19 in Sudafrica si sta diffondendo ad un ritmo allarmante, con una media di 10.000 nuovi casi al giorno. Con 381.798 contagi e 5.368 decessi – circa la metà di quelli registrati nell’interno continente – il Sudafrica si conferma il Paese più colpito dell’Africa, nonché il quinto più colpito al mondo. L’Organizzazione Mondiale della Sanità dichiara che il numero di contagi in aumento in Sudafrica potrebbe essere un “precursore” della diffusione in altre parti del continente, “un avvertimento per ciò che accadrà”, come affermato dal capo delle emergenze dell’Oms, Michael Ryan. “Il picco della pandemia”, aggiunge, “è atteso nelle prossime settimane”.
Boniface Hlabano, responsabile Programmi di Amref Health Africa in Sudafrica ha risposto ad alciune domande da Pretoria, capitale del Sudafrica, per spiegare meglio qual è la situaizone attuale.
Com’è la situazione attuale in Sudafrica?
Nell’ultimo mese in Sudafrica si è registrato un aumento esponenziale dei nuovi casi di Covid-19. I tassi di trasmissione sono allarmanti e le preoccupazioni maggiori riguardano la capacità del sistema sanitario nazionale di resistere all’impatto provocato dalla crisi, soprattutto nelle aree rurali, in cui le risorse e le infrastrutture sono più fragili, paragonate a quelle dei centri urbani.
Le aree rurali sono le zone più a rischio del Sudafrica?
Direi di sì. Il Covid-19 si è rapidamente diffuso nelle aree rurali, nei comuni urbani congestionati e negli insediamenti informali. Qui, purtroppo, i rischi e le conseguenze sono addirittura più preoccupanti. La povertà della maggior parte delle famiglie nelle comunità rurali spesso si traduce in una mancanza di materiale igienico sanitario, che comprende acqua pulita e sapone lavamani. In condizioni di normalità, l’igiene è carente, l’approvvigionamento di cibo difficile e il sistema sanitario debole. Oggi, la pandemia sta contribuendo a rendere ancora più complicata la vita quotidiana delle popolazioni rurali, nonché ad affaticare ed indebolire un sistema sanitario già svantaggiato. Inoltre, l’obbligo di restare a casa e il distanziamento sociale sono pratiche che difficilmente possono essere rispettate a pieno in condizioni simili.
Cos’è che più la rattrista di questa situazione?
Ciò che trovo più struggente è che i bambini, in questo periodo, vengono spesso visti rovistare nella spazzatura, affamati, alla ricerca di cibo. Nessun bambino dovrebbe arrivare a tanto.
La speranza è che non succeda, ma nelle aree rurali e negli insediamenti informali il Covid-19 potrebbe causare un disastro senza precedenti.
Come sta reagendo la popolazione?
Sfortunatamente, la popolazione sembra essere arrendevole e affaticata, e di conseguenza sembra abbassare la guardia. Allo stesso tempo, aumenta la frustrazione dovuta alla perdita di fonti di sostentamento e al gravante controllo delle autorità governative volto a far rispettare le regole. Regole che spesso impediscono alla popolazione di guadagnarsi il sostentamento economico necessario per la sopravvivenza.
Quali sono le conseguenze più velate della crisi?
Una conseguenza di cui si parla poco, ma che sta influenzando profondamente la popolazione, risiede nel fatto che i luoghi di sepoltura stanno esaurendo in tutto il Sudafrica. Nella zona est del Paese, dove la maggior parte dei casi positivi di Covid-19 sono stati rilevati, gli ospedali sono in sovraccarico, i funerali sono proibiti e i luoghi di sepoltura sono esauriti. Per coloro che perdono un proprio caro non è facile accettare tutto ciò, specialmente considerando l’importanza del rito funebre e della sepoltura, nell’accettazione della morte.
Cosa sta facendo Amref in Sudafrica?
Il governo sudafricano si è rivolto ad organizzazioni come Amref Health Africa, per sostenere gli sforzi del Paese e far fronte alla pandemia. Amref ha accolto la richiesta e si sta impegnando, a livello comunitario e nazionale, a svolgere attività di sensibilizzazione, mobilitazione delle risorse, educazione e formazione, e sostegno psicosociale. Circa il 40% dei giovani in età scolastica frequenta la scuola, in questo momento drammatico. Tuttavia, Amref in Sudafrica ha avviato, da qualche settimana – grazie anche al contributo di Amref Francia – un progetto sulla salute sessuale e riproduttiva, che ci permette di lavorare a stretto contatto con gli studenti di venti scuole locali, che hanno recentemente ripreso a frequentare le lezioni.
Quante persone riesce a raggiungere Amref, con queste attività?
Le attività sono volte a educare e sensibilizzare i ragazzi e i bambini, in modo che a loro volta possano portare gli insegnamenti appresi all’interno delle loro comunità, a partire dalle loro famiglie. La speranza è di raggiungere più persone possibili. Laddove non possono arrivare i bambini, arrivano gli operatori sanitari locali. Amref in Sudafrica sta infatti svolgendo molte attività di sensibilizzazione volte a sensibilizzare, informare e formare correttamente Community Health Workers (CHW) per far fronte alla pandemia. Ad oggi, sono stati formati 500 CHW.
Ci può segnalare altre attività e progetti futuri di contrasto al Covid-19?
Amref ha recentemente realizzato una “clinica container”, allestita in uno dei centri sanitari della comunità di Johannesburg, da poter utilizzare per fornire servizi di salute materna, infantile e prenatale. La clinica sarà operativa a partire dall’inizio del mese di agosto, e sarà aperta a donne e bambini che necessitano di sostegno e/o cure relative alla salute materno-infantile. Questo progetto è nato dalla consapevolezza della stigmatizzazione presente in questo periodo, nei confronti di chi contrae il virus, e della conseguente paura di visitare le strutture sanitarie locali.
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