Contrastare il COVID-19 in situazioni di estrema fragilità. Sarà questo il compito dei Village Health Teams e dell’intera comunità del campo per rifugiati Rhino Camp, nel Nord Uganda. Amref Health Africa e la Nando and Elsa Peretti Foundation collaborano infatti ad un intervento di contrasto alla diffusione del COVID-19 tra le comunità rifugiate e quelle ospitanti del campo. Lo fanno anche tramite la tecnologia e-Health.
Al 7 settembre, secondo gli ultimi dati OMS, sono 54 – tutti – gli Stati africani che hanno registrato un totale di circa 1,3 milioni di contagi e 31.000 decessi. In Uganda, il numero di casi è salito a oltre 3.667 nelle ultime 48 ore, e giovedì 3 settembre, nel Paese, sono stati segnalati 176 nuovi casi di COVID-19. Questa cifra rappresenta il più alto aumento giornaliero di casi di Coronavirus in Uganda, dall’inizio della pandemia, con un aumento del 134% rispetto al giorno precedente.
Attualmente l’Uganda è il Paese africano che ospita più rifugiati (UNHCR, luglio 2020): all’incirca 1.4 milioni. Dall’aprile del 2020, sono stati registrati circa 1.980 nuovi rifigurati ogni mese. L’insediamento di rifugiati di Rhino Camp nel Nord Uganda ospita oltre 118.182 persone, con un totale di 30.158 famiglie (dati OPM, aggiornati ad aprile 2020), principalmente migrati da Paesi adiacenti, quali il Sud Sudan, la Repubblica Democratica del Congo, il Burundi e la Somalia. Il 61% della popolazione è formato da bambini.
In questo campo il 64,6% dei ricoveri alle strutture sanitarie è dovuto a episodi di malaria, il 7,6% a infezioni delle vie respiratorie e il 29,1% ad altre malattie. Attualmente le esigenze prioritarie legate ai rischi COVID-19 sono rafforzare il sistema sanitario (formale e informale) per individuare tempestivamente il COVID-19; rafforzare il sistema sanitario per gestire i casi positivi e limitare i contagi; sensibilizzare le comunità; aumentare la capacità del governo di applicare misure precauzionali in ambito di sanità pubblica e ordine sociale.
Secondo l’ultimo rapporto sui progressi del progetto, questa settimana sarà dedicata in parte al miglioramento della capacità di 5 strutture sanitarie – ognuna frequentata da oltre 200 persone al giorno – per rispondere e gestire i casi COVID-19, e alla formazione di 50 operatori sanitari, incluso il personale di laboratorio, sulla prevenzione/controllo del virus, e sulla sorveglianza delle malattie su base comunitaria (CBDS).
Article first published on vita.it
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