Un’antica fiaba africana sostiene che anche un piccolissimo colibrì può fare la sua parte. Ognuno di noi è un colibrì. Simone Cristicchi, nuovo volto della campagna Non aiutateci per carità di Amref Health Africa Italia, è andato in Kenya. È stata la sua prima volta: ha visitato la capitale Nairobi e poi si è spostato sulla costa, fino a Malindi, scoprendo i centri Amref – la più grande organizzazione sanitaria no profit presente in Africa – toccando con mano tutto quello che si può fare – realmente – anche grazie alle donazioni.
La campagna Non aiutateci per carità usa un gioco di parole ma vorrebbe contribuire a una nuova narrazione del continente, lontana dai soliti cliché drammatici, dai soliti stereotipi, capace di raccontare realisticamente anche le grandi potenzialità, i passi avanti. Il viaggio del cantautore romano è inizato da Nairobi, dalla sua tendopoli più estesa: Kibera. Una città fatta di lamiere, terra, fango. Lì c’è il presidio di prima assistenza sanitaria di Amref, che offre cure mediche, vaccini. «Le persone che ho incontrato vivono in situazioni difficili, nella povertà estrema, ma hanno una tale dignità che non può non rimanere impressa, hanno molto da insegnarci», racconta Cristicchi, ora rientrato in Italia: «Mi porto dietro gli occhi dei bambini, ti scavano dentro».
Cristicchi si è poi spostato a Dagoretti, periferia di Nairobi, in un centro aperto dall’organizzazione. Lì c’è una scuola e non solo. A Dagoretti, Simone ha conosciuto Martin, un ex bambino di strada che ha beneficiato direttamente dei progetti di Amref. Oggi fa il musicista a tempo pieno: «Anch’io mi sono salvato grazie alla musica», ha fatto sapere ancora Cristicchi, «l’arte mi ha permesso di aprirmi al mondo quando, a causa di alcuni momenti molto difficili vissuti durante la mia infanzia, ero un bambino molto chiuso. Grazie alla musica sono tornato alla vita».
Negli sguardi degli scolari, Simone ricorda di aver visto fierezza, voglia di fare: «Sono assetati di sapere e sono davvero contenti di imparare». C’è chi vuol fare il meccanico, chi il pilota. Con i bambini e i ragazzi, ha cantato e suonato: «Hanno imparato a memoria la mia Abbi cura di me e ora la cantano, a me invece hanno insegnato che cosa vuol dire avere dignità pur vivendo in povertà».
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