Il 6 febbraio si celebra in tutto il mondo la Giornata Mondiale contro l’infibulazione e le mutilazioni genitali femminili.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha stimato che siano già state sottoposte alla pratica 130 milioni di donne nel mondo, e che 3 milioni di bambine siano a rischio ogni anno.
Nei primi giorni di questo 2020 ho avuto la possibilità su invito della ONG, AMREF di partecipare insieme a Fiorella Mannoia ad una visita in Kenya mirata a capire meglio il fenomeno da quelle parti. Una visita dentro questo progetto sostenuto dall’Otto per Mille della Chiesa Valdese.
Sono i 28 Paesi dell’Africa sub-sahariana dove questa barbara pratica è ancora in uso. Il Kenya è uno di questi, nonostante a livello legislativo sia considerata fuorilegge, sono ancora diverse le aree del Paese dove le donne o sarebbe meglio scrivere le bambine sono costrette a subire una mutilazione che ha gravi conseguenze sul piano psicofisico, sia nell’immediato con il rischio di emorragie a volte mortali, infezioni e shock sia a lungo termine con cisti, difficoltà nei rapporti sessuali, rischio di morte nel parto sia per la madre sia per il nascituro.
Amref è una organizzazione non governativa internazionale che si propone di migliorare la salute in Africa attraverso il coinvolgimento attivo delle comunità locali. E questo è stato l’aspetto decisamente più emozionante della visita.
Vedere il grandissimo lavoro dal basso per favorire attraverso la formazione di personale locale alla conoscenza, alla presa di responsabilità, all’idea stessa d’essere portatori di diritti “qui tante famiglie quando hanno un caro che non sta bene, non sanno neanche di poter andare all’ospedale”.
E questa formazione attribuisce una sorta di autorevolezza in chi: donne e uomini semina la cultura del rispetto per le donne, per il principio della loro autodeterminazione.
Sono stato nella contea di Samburu, sei ore di macchina da Nairobi. Kenya centrosettentrionale. Area di estrema povertà e di immensa bellezza naturale.
Ho visto un corso di educazione sessuale all’interno di una tribù, ho visto tirare fuori condom e pillole contraccettive. Una scena ai miei occhi quasi irreale e che invece è parte costituente di questo enorme progetto in una terra falcidiata anche dall’altissimo numero di persone sieropostive.
Il 6 febbraio ci ricorda il bisogno di non dimenticare le vittime ma anche chi lotta per favorire una rivoluzione epocale di stili e costumi, abbandonando una tradizione che non può sopravvivere al bisogno di libertà di ogni donna.
Article first published on https://www.huffingtonpost.it/entry/il-6-febbraio-ci-ricorda-il-bisogno-di-non-dimenticare-le-vittime-dellinfibulazione_it_5e3ad443c5b6d032e76cede9
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