ROMA – Dal mondo della Cooperazione internazionale e dalle organizzazioni umanitarie, si susseguono continui richiami sulle ancora diffuse disuguaglianze nella distribuzione dei vaccini. A due mesi dalla prima vaccinazione in un Paese del mondo ad alto reddito, è partita ieri la prima spedizione di vaccini contro il Covid-19, attraverso il programma COVAX, un’iniziativa internazionale dell’’Organizzazione Mondiale della Sanità, in collaborazione con Gavi, per accelerare lo sviluppo e la produzione di vaccini e garantire un accesso giusto ed equo a tutti i Paesi del mondo. La missione di Gavi è quella di salvare la vita dei bambini e proteggere la salute delle persone aumentando l’uso equo dei vaccini nei Paesi a basso reddito. Dunque, la copertura e l’equità sono al centro della sua strategia.
Pericolose disuguaglianze che minacciano la lotta al virus. Intanto – come sottolinea una nota diffusa da Medici Senza Frontiere (Msf) – in Ghana sono arrivate 600.000 dosi (pari all’1% della popolazione), ma ad oggi il 75% dei vaccini è stato somministrato in soli 10 paesi del mondo, mentre oltre 130 non hanno ancora ricevuto alcuna fornitura. Dice Silvia Mancini, esperta di salute pubblica di Msf: “La prima spedizione tramite COVAX rappresenta un passo importante per molti Paesi che non hanno ancora ricevuto una singola dose di vaccino contro il Covid-19 e hanno bisogno di questo strumento salvavita per proteggere la propria popolazione. Resta comunque un primo passo insufficiente e tardivo – ha aggiunto Mancini – per colmare questa disuguaglianza assai pericolosa, che può compromettere la lotta globale alla pandemia, c’è bisogno di un massiccio invio di dosi in molti altri Paesi. Ancora oggi il 75% delle dosi di vaccino sono state somministrate in soli 10 paesi del mondo, mentre altri 130 paesi non hanno ricevuto una singola dose”.
La corsa sfrenata all’accaparramento dei governi ricchi. Dall’inizio della pandemia, la corsa sfrenata dei governi ricchi ad accaparrarsi la scarsa offerta globale di vaccini ha lasciato molti paesi senza alcuna fornitura, rendendo ancora più evidente le disuguaglianze e gli squilibri esistenti tra il Nord e il Sud del mondo, rischio costante di tensione e fonte possibile di reintroduzione del virus. Medici Senza Frontiere chiede ai Paesi che hanno firmato accordi bilaterali con le imprese farmaceutiche di condividere le loro dosi così da vaccinare gli operatori sanitari in prima linea e le persone ad alto rischio nei Paesi in via di sviluppo prima di quelle a basso rischio delle nazioni più ricche. “I governi – si legge nel documento diffuso da Msf – devono sollecitare le case farmaceutiche a lavorare immediatamente con il programma COVAX perché sia garantita una fornitura sufficiente di vaccini Covid-19 a prezzi accessibili destinati a proteggere i gruppi prioritari nei Paesi a medio e basso reddito”.
Un sistema di ricerca farmaceutica fallimentare. Insomma, a quanto pare, gli squilibri che si stanno verificando intorno all’accesso ai vaccini non solo altro che la prova tangibile di un sistema di ricerca farmaceutica e accesso all’innovazione a più riprese rivelatosi fallimentare, a tutto discapito della capacità globale di fermare la pandemia. “Se vogliamo evitare questa deplorevole e rischiosa situazione in futuro – conclude la nota di Msf – abbiamo bisogno di un sostanziale cambiamento nel modo in cui i prodotti farmaceutici vengono sviluppati e resi accessibili in tutto il mondo”.
La conferenza sulla salute in Africa. Dall’8 al 10 marzo, Amref ha convocato una conferenza internazionale virtuale, sulla salute nel continente. “Altro che equità per il vaccino contro il Covid”, commenta il direttore generale di Amref Health Africa, da Nairobi, Githinji Gitahi, “degli oltre 205 milioni di dosi di vaccini somministrati finora a livello globale, solo una parte infinitesimale è arrivata in Africa. Nessuno è al sicuro finché tutti non sono al sicuro”, ha ribadito. Alla Conferenza (l’AHAIC2021) sono previsti interventi di Capi di Stato di tutto il continente africano, la cui partecipazione sarà confermata nelle prossime settimane, nonché della dottoressa Matshidiso Moeti, direttrice dell’ufficio regionale dell’Organizzazione mondiale della sanità per l’Africa e di un’ampia selezione di massimi esperti in merito di sanità pubblica.
L’urgenza di copertura sanitaria universale. Gli obiettivi chiave dell’AHAIC 2021 – organizzata da Amref Health Africa, Africa CDC, IFPMA, Roche e Takedasono – sono riaffermare gli impegni per promuovere lo slancio per un’azione tangibile e collettiva verso la copertura sanitaria universale (UHC), condividere le più recenti ricerche, conoscenze e dati per lo sviluppo di soluzioni e politiche volte a fronteggiare le sfide sanitarie più urgenti, e avviare partnership e attività significative ed intersettoriali, per creare un cambiamento duraturo. Tantissimi, infatti, i temi che verranno analizzati; dal vaccino anti-COVID, al ruolo della tecnologia, ai cambiamenti climatici, all’importanza di una leadership sanitaria nazionale e globale onnicomprensiva ed inclusiva, anzitutto per sesso, fino al raggiungimento della copertura sanitaria universale entro il 2030.
Article first published on repubblica.it
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