Non si può parlar di salute senza l’acqua. Ed allora, parliamone. Soprattutto domenica 22 marzo, Giornata mondiale dell’acqua. Partendo dal Continente africano, «l’Africa di cieli immensi», dice la cantante Fiorella Mannoia all’inizio del trailer che annuncia il cortometraggio, Qualcosa si è rotto, realizzato da Amref Health Africa, in collaborazione con DocLAb, in occasione della campagna, «Dove c’è l’acqua la vita scorre». Nel documentario, che sarà presentato nei prossimi giorni (in anteprima su Pianeta 2020 il trailer), si racconta il rapporto delle donne africane con l’acqua. Con loro, un’altra donna, Fiorella Mannoia, testimonial di Amref (l’organizzazione non governativa più grande che si occupa di salute in Africa, dove opera dal 1957) e che è stata di recente in Kenya (ora alle prese con l’emergenza dei primi casi di Coronavirus) , dove sono state girate le immagini del documentario, realizzate in collaborazione con DocLab. Main partner Cielo e Terra Sustainable e Utilitalia.
Una giornata per celebrare l’oro blu e discutere di politiche ambientali per tutelarlo: tra documentari e report di denuncia. Amref, con la voce di Fiorella Mannoia, lancia un appello: senza acqua il Continente nero non può fare prevenzione e garantire la salute di 1 miliardo di persone
«Perché parlare di acqua in questi giorni di Covid-19? Perché, nel pieno della pandemia che rischia di colpire tutta l’Africa, parlare di acqua vuol dire parlare di igiene, salute e prevenzione», ricorda Guglielmo Micucci, direttore di Amref Health Africa-Italia. Qualcosa si è rotto ricorda quell’equilibrio “rotto” da continui periodi di siccità e forti inondazioni, conseguenze di un preoccupante cambiamento climatico. E sottolinea il dramma del «water grabbing», l’accaparramento dell’acqua, che rende ancora più problematica la questione: più di un miliardo di persone è in lotta per una goccia d’acqua. Tra guerre e carestie. E adesso ai mille problemi del continente si aggiunge anche la pandemia: i circa 800 casi di coronavirus promettono di moltiplicarsi in diversi stati africani e la prevenzione sarà cruciale per contenere la diffusione del contagio e il numero di vittime; ma senza acqua non si può neppure garantire l’igiene necessaria a frenare la diffusione del virus. Proprio per questo, Amref consegnerà le firme, attraverso una petizione, all’Onu e al ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare, per garantire l’acqua sicura a tutti.
La percezione del consumo d’acqua in Italia
Ma l’acqua bene prezioso, che scarseggia e della quale dovremmo cominciare a preoccuparci, non è solo un problema dell’Africa. Secondo il World Resources Institute, entro il 2040 lo stress idrico dell’Italia — il rapporto tra l’uso dell’acqua e l’approvvigionamento idrico — rientrerà nella fascia critica «alta» (la quarta su 5). Che fare? Anche qui, per evitare che qualcosa si rompa, qualcuno si muove. Basta tenere bene presenti le proporzioni giuste: si ritiene, sbagliando, che, in media, una famiglia consumi poco più di 100 litri al giorno mentre in realtà il consumo per uso civile di acqua in Italia è di 220 litri pro capite ogni giorno. E sempre secondo una ricerca presentata da Finish con Ipsos, veniamo a sapere che solo due italiani su dieci, pensano che la scarsità d’acqua sia già un problema.
Un bene prezioso: nelle nostre mani
Nasce da queste premesse, il progetto «Acqua nelle nostre mani», realizzato da Finish, all’interno di una visione globale di ReckittBenckise — leader mondiale nella produzione di beni di largo consumo nei settori della salute, igiene e pulizia della casa —, in linea con i «Sustainable Development Goals» delle Nazioni Unite, al fine di ridurre il proprio impatto ambientale e creare un mondo più pulito. Nel tentativo di creare consapevolezza tra gli italiani nei confronti dell’acqua, non mancano i progetti (in collaborazione con Future Food Institute ed il Fondo Ambiente Italiano) concreti di Finish, di efficientamento idrico, rispettivamente nell’ambito agricolo e in quello artistico-paesaggistico, volti a tutelare le eccellenze italiane. Il primo riguarda Pollica, nel Salernitano, la patria della dieta mediterranea: per ogni confezione di pomodori venduti, saranno donati 38 litri d’acqua. La seconda azione di Finish è in sintonia con il traguardo del Fai: ridurre del 20% in 10 anni i consumi di acqua all’interno delle strutture censite tra i suoi beni. Come per il Complesso Abbaziale di S. Maria di Cerrate, tra Squinzano e Casalabate, in provincia di Lecce, dove sarà recuperato l’antico sistema tradizionale di convogliamento delle acque.
Un piano per gestire la risorsa blu
Acqua, siccità e Italia. Se è una percezione ancora lontana per la maggior parte degli italiani, dovremmo dare un’occhiata al Manuale Siccità, presentato, nella Giornata mondiale dell’acqua, da Utilitalia, la federazione delle imprese idriche, ambientali ed energetiche. «L’Italia si conferma, tra i 28 Paesi dell’Unione europea, come quello con il maggior prelievo di acqua potabile: 34,2 miliardi di metri cubi, 9,4 dei quali per uso civile. Al contempo, l’inizio del nuovo anno ha segnato un – 75% di precipitazioni rispetto al 2019, con una temperatura superiore di 1,65 gradi rispetto alla media storica», ricorda Giovanni Valotti, presidente di Utilitalia. Che fare? «Siccità d’estate, alluvioni in autunno, grandi rischi idrogeologici in molte aree territoriali: non c’è dubbio che il nostro Paese abbia bisogno di un grande piano per la gestione della risorsa idrica».
Siccità e indotti a secco
Un altro allarme è lanciato dal’Anbi, l’associazione nazionale dei consorzi di bonifica. Temperature superiori alla media, assenza di piogge e pochissime nevicate hanno prosciugato gli invasi idrici. Compiendo un piccolo tour italiano, scopriamo che in Basilicata ci sono solo 153 milioni di metri cubi d’acqua trattenuta, mentre in Puglia le riserve sono più che dimezzate rispetto ad un anno fa. La Calabria registra una riserva idrica inferiore del 40%, mentre la Sicilia presenta 83 milioni di metri cubi d’acqua in meno rispetto al 2019. Non è che il Nord se la passi molto bene: in Lombardia, il livello dei laghi di Como ed Ideo è sotto la media stagionale.
Il Lazio che ha sempre più sete
Al centro Italia, lo screening del Lazio non è dei più incoraggianti. «Nel Lazio è allerta ovunque, come confermato dai colleghi direttori di tutti i Consorzi»: le campagne di Roma sono in sofferenza. Il Tevere resta una riserva affidabile, «ma il Consorzio di Bonifica Litorale Nord è stato costretto a ricorrere all’apertura anticipata degli impianti irrigui», osserva Andrea Renna, direttore di Anbi Lazio, che aggiunge: «Siamo di fronte a un trend preoccupante, visto che negli ultimi anni le Bonifiche sono state costrette ad attivare il servizio irriguo in anticipo rispetto all’inizio della stagione».
Sprechi e perdite nella rete idrica
Come se non bastasse, oltre alla mancanza delle piogge o di nevicate invernali, il problema della carenza di acqua deve scontrarsi anche con annose questioni legate alla manutenzione degli impianti, che finiscono per disegnare una Italia divisa in due: gli impianti virtuosi del Nord ed alcuni meno efficenti al Sud. Secondo uno studio del Laboratorio Ref, il divario tra le «due Italie» sarebbero le perdite nella rete, che arrivano a toccare la media del 51,3% nella macro-area geografica del Sud e delle Isole. Ma è anche la rete fognaria la maggiore indiziata: su un totale di 1.122 agglomerati urbani di reti di fognatura o dove le acque non vengono adeguatamente depurate, 761 (il 67,8%) si trovano nel Mezzogiorno. E ne sanno qualcosa, le regioni dove si riscontrano le maggiori criticità: Sicilia (263 agglomerati) e Calabria (190 agglomerati).
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