Com’è la situazione nel Mondo e in Africa?Quali le ripercussioni economiche? Quali i rischi di violenze a causa del lockdown? Quali i progressi del vaccino? Il mondo sta attraversando un momento drammatico, e mai come in questo momento siamo alla ricerca di risposte.
Al sette giugno sono stati 494,380 i casi confermati nel continente. «Siamo di fronte ad una profonda instabilità sistemica, che richiede risposte strutturali molto articolate con prospettiva a breve, medio e lungo termine. Un approccio veramente olistico. Il problema non sta tanto nella pandemia, quanto in tutti gli effetti collaterali», ha dichiarato Emanuela Del Re, Viceministra per gli Affari Esteri e la Cooperazione internazionale, tramite un video messaggio per l’evento online “Africa e Covid. Le sfide da affrontare” organizzato da Amref Health Africa – Italia al quale sono intervenuti Githinji Gitahi – Global Ceo di Amref Health Africa, Cécile Kyenge – Medico chirurgo già Ministro per l’Integrazione e già Eurodeputata, Nice Nailantei Leng’ete – Ambasciatrice mondiale Amref contro le mutilazioni genitali femminili, Mario Raffaelli – Presidente Amref Health Africa Italia, Walter Ricciardi – Rappresentante italiano nel consiglio esecutivo dell’OMS. L’Africa, con i suoi 1,3 miliardi di abitanti rappresenta un’incognita che non può essere sottovalutata. E anche se il contagio per adesso sembra limitato, la domanda che ci dobbiamo porre è: come sta realmente reagendo l’Africa al Coronavirus?
«Solo una piccola parte della popolazione mondiale», ha esordito Ricciardi, «si è resa veramente conto di quanto questa pandemia abbia completamente cambiato il destino delle nostre comunità, almeno fino a quando non ci sarà un vaccino disponibile per tutti. Ci sono diversi Paesi, come la maggior parte di quelli europei, che sono stati in grado di abbassare la curva epidemica. Ma attenzione il coronavirus si comporta allo stesso modo in tutto il mondo, quello che si differenzia è l’impatto sulla vita e l’economia dei vari Paesi, e questo dipende dalle decisioni che prendono i governi. È fondamentale un’azione congiunta, anche in quest’ottica diventa importante sostenere il continente africano: aiutare la popolazione africana significa aiutare noi stessi. L’epidemia è mondiale, ciò significa che o ne usciamo tutti o non ne uscirà nessuno».
In Africa il numero dei contagi sembra essere ancora contenuto, ma «se la curva continua a crescere a questo ritmo», spiega Githinji Gitahi – Global Ceo di Amref Health Africa, «entro il due settembre il numero dei casi arriverà a 700mila. Oggi nel continente stiamo affrontando una sfida non solo di carattere sanitario ma anche economico e sociale, visto che il 75% dell’economia è informale. Certo abbiamo meno casi ma questo fatto credo sia principalmente dovuto a due fattori: il primo è che l’età media della popolazione è molto bassa rispetto ad altri continenti; il secondo riguarda la mobilità, non avendo a disposizione grandi infrastrutture principalmente ci si sposta a piedi da un luogo all’altro e quindi anche il virus si muove più lentamente».
Qui il rischio di una rottura sociale vera è tangibile. Per la prima volta dopo 25 anni nel continente si ricomincia a parlare di recessione. «L’Africa era un continente che stava ripartendo bene e con grandi speranze», dice Mario Raffaelli, Presidente Amref Health Africa Italia. «Gli aiuti allo sviluppo avevano iniziato a rappresentare solo la terza voce del bilancio, preceduti dalle rimesse degli immigrati e dagli investimenti privati. E questo aveva portato alla creazione di mercati interni dinamici e allo sviluppo di una classe media, circa 300milioni di abitanti, che stava diventando il motore di questa economia. Oggi più che mai c’è bisogno di grandi investimenti e questa crisi può diventare mortale per il continente africano se l’Europa non offre tutto il suo supporto. Sia chiaro non è carità, fare gli interessi degli africani significa anche fare i nostri. L’Europa è una società che invecchia dove i mercati sono saturi. L’Africa ha una società giovanissimi dove i mercati sono tutti da costruire. Il Coronavirus potrebbe essere un acceleratore di questo fenomeno, molto dipende se saremo in grado di cogliere questa sfida».
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