Quali sono i luoghi della salute del tuo quartiere? Come si cura la salute fisica, sociale, ambientale, mentale e alimentare? Quali spazi attraversi tutti i giorni e quali vorresti diventassero i tuoi? A queste e altre domande hanno risposto, via social, molti ragazzi che hanno aderito all’ultima fase del progetto “Inclusioni giovanili”
Partito a maggio, fino a novembre 2021 l’obiettivo del progetto è stato “ricostruire inclusione” sociale, educativa e sanitaria, recuperando spazi fisici, cognitivi ed emotivi e ritessendo la relazione con e tra minori nei quartieri di Napoli e Roma, dov’è stato registrato il più alto il tasso di dispersione scolastica.
Tanti i ragazzi che hanno risposto alle domande e condiviso su Instagram le proprie esperienze e consigli, perché la salute passa attraverso azioni concrete.
Michela (nome di fantasia), partecipando alla chiamata di Inclusioni Giovanili, ha raccontato la periferia e il suo rapporto con un luogo del cuore. “Qualche anno fa a scuola mia, a Bari, sono venuti a fare un corso di circo il pomeriggio” ha scritto in un messaggio inviato tramite Instagram Direct “Era molto divertente, mi sono appassionata e ho deciso di continuare. La scuola di circo è in periferia e ci metto un sacco per arrivare. Però ho imparato a stare in equilibrio sulla corda… e sulle cose! Se cado nessuno mi giudica ed è importante imparare a cadere e rialzarsi.”
Gabriella di Milano, sempre via Instagram ha inviato ad Inclusioni giovanili questo messaggio “Vivo a Giambellino. Con alcuni amici abbiamo messo su un gruppo. Ci piace la musica e facciamo hip-hop e trap. Passiamo il tempo scrivendo canzoni e musica. Ci incontriamo in un bar vicino casa. Sarebbe bello diventare famosi, vivere facendo quello che ci piace fare. Nei nostri pezzi raccontiamo delle nostre vite, dei nostri problemi, di quello che succede nel nostro quartiere, o quando andiamo in centro. abbiamo fatto anche degli show a scuola.” Nicola di Roma “Vogliono chiudere il campetto di San Lorenzo. Lì andiamo a giocare, stiamo con gli amici, ci divertiamo. Dicono che ci vogliono costruire delle case. Ma se chiudono il campetto a noi non resta niente solo monnezza e disagio.”
Il progetto “INCLUSIONI GIOVANILI”
Nello specifico ha interessato i quartieri di Ponticelli, Barra e San Giovanni a Napoli, e quelli di San Basilio e Torpignattara a Roma.
Ha visto le ragazze e i ragazzi delle periferie di queste due grandi città entrare in azione per riappropriarsi degli spazi pubblici, consapevoli che la salute passa anche dagli spazi fisici in cui viviamo. Riappropriarsi degli spazi pubblici, lavorare affinché siano accessibili e salubri, ma anche belli e vivibili è un intervento che richiede la partecipazione di tutti.
A settembre i ragazzi e le ragazze che hanno preso parte al progetto si sono confrontati con Dylan Magon, attore e rapper, tra i protagonisti della fiction Zero. Con Dylan hanno parlato del concetto di salute e di cosa è possibile fare per agire per la propria salute e quella della propria comunità. “I luoghi aggregativi sono importantissimi, soprattutto in giovane età. Per imparare a stare al mondo, a rispettarsi reciprocamente…” ha dichiarato Dylan. “Loro hanno raccontato a me la loro vita, e io ho raccontato loro la mia. Da questa esperienza ho imparato tanto, compreso il fatto che non importa in che contesto, quartiere o città sei cresciuto, ciò che accomuna le persone sono le esperienze e i desideri”, ha aggiunto.
“INCLUSIONI GIOVANILI” ha visto Amref Health Africa come capofila, come partner Maestri di Strada (Napoli) e CEMEA del Mezzogiorno (Roma), ed è stato realizzato con il contributo della Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per le politiche della famiglia.
“La salute è un diritto che deve essere garantito e reso accessibile equamente a tutte e tutti, in qualsiasi contesto si nasca; come Amref siamo convinti che i giovani debbano essere i protagonisti della salute delle proprie comunità, a partire dalla scuola e dagli spazi in cui si relazionano. Sono loro che possono fare la differenza, come ci insegna l’Africa”, ha dichiarato Viviana Cocchi, di Amref Health Africa-Italia. “I quartieri in questione sono quartieri popolari, con molte risorse ma anche molte difficoltà, percepiti dai ragazzi come isolati, difficili, luoghi in cui purtroppo mancano gli spazi e le opportunità di aggregazione e di cultura per i giovani”, ha spiegato Iaia d’Agostino, di CEMEA del Mezzogiorno. Filomena Carrillo, di Maestri di Strada, ha aggiunto che “al centro del nostro percorso c’è stato sempre il concetto di arteducazione, in grado di dimostrare il grande potenziale formativo e civile dell’arte”.
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